10 dic 2011

Quel giorno che il diavolo ci mise lo zampino

Per chi crede nell'aldilà, non è difficile farsi un'immagine mentale del Male. Satana, l'angelo decaduto, è da sempre rappresentato nell'iconografia cristiana come una bestia cornuta e pelosa, contemporaneamente spaventosa e affascinante.
Una tipica raffigurazione del Diavolo in un gargoyle medievale
Quest'aura ha fatto sì che la cultura popolare abbia identificato il Male con alcuni fenomeni naturali difficilmente spiegabili in assenza di adeguate conoscenze scientifiche.
Accade così che ci siano ancora oggi certe zone italiane, specialmente nel meridione, in cui l'esistenza del diavolo viene "confermata" da credenze e leggende vecchie di secoli.
Una di queste è costituita dalle cosiddette «Ciampate del diavolo», una serie di impronte visibili in località Foresta, nel comune di Tora e Piccilli (CE), in prossimità del Vulcano di Roccamonfina.

Il nome di tali reperti fossili - perché di questo si tratta - deriva dalla convinzione locale che soltanto un demone può avere dei piedi così grandi da lasciare impronte simili, e che soltanto un demone può camminare sulla lava ancora calda.
La ovvia assurdità dell'opzione diabolica non sminuisce l'importanza delle "ciampate": si tratta infatti delle più antiche orme mai trovate (al mondo) di un esemplare del genere Homo
Le 56 impronte, lunghe in media 10 cm per 20 cm, sono state attribuite, nel 2003, all'Homo heidelbergensis: una specie ominide vissuta fra 600'000 e 100'000 anni fa e che avrebbe occupato il sud Italia intorno ai 350'000 orsono.

Le impronte di Homo heidelbergensis "scoperte" in provincia di Caserta

Il resoconto del Professor Paolo Mietto, docente di stratigrafia presso l'Università di Padova, e dei suoi colleghi, autori della sensazionale scoperta, venne pubblicato dalla rivista Nature, la quale riferì di come le tre diverse serie di tracce lasciate sul terreno lavico facciano pensare a un gruppo di individui intenti a scalare le pendici del vulcano.

Nonostante la prevedibile delusione degli abitanti della zona, sembra proprio che - almeno in campo paleontologico - l'Italia possa vantare un importante primato: la presenza, un terzo di milione di anni fa, di un essere umano gigantesco (con un'altezza media di circa 190 cm), in grado di produrre suoni particolarmente complessi. Il primo animale sulla faccia della Terra capace di trasmettere le esperienze ai propri simili, e quindi di plasmare una forma primitiva di cultura. Tutt'altro che l'incarnazione del Male, dunque.

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