28 dic 2011

L'antropocene non è una malattia (forse)

Per chi ha un minimo di dimestichezza con la terminologia geologica, termini come "Pleistocene" e "Olocene" suonano alquanto familiari: si tratta delle due epoche in cui è suddiviso il Quaternario, il periodo iniziato 2,58 milioni di anni fa (Ma) e tuttora in corso. Ciascuno di queste definizioni deriva poi da un'etimologia che, sebbene non strettamente scientifica, ha ricevuto l'imprimatur della comunità internazionale. Tuttavia, quando si incontra la parola Antropocene, si può rimanere interdetti: come sarebbe a dire, un'epoca dell'uomo?

La parola è stata coniata nel 2000 dallo scienziato olandese Paul Crutzen, vincitore del Premio Nobel per la chimica nel 1995, per definire l'era geologica attuale in cui l'uomo è il principale fautore, con le sue attività, delle modifiche ambientali e climatiche del pianeta.
Già intorno al 1870 il geologo italiano Antonio Stoppani aveva ipotizzato che gli uomini avessero inaugurato una nuova era, definendola antropozoica; tuttavia, la sua proposta non ebbe molto seguito, anche perché gli effetti dell'attività umana non erano così evidenti come lo sono oggi. La crescita demografica fuori dal comune, insieme allo sviluppo dell'industria, hanno causato, nell'ultimo secolo, una vera cesura geologica, che ci consente di utilizzare un termine ad hoc per definire l'impatto che Homo sapiens ha avuto sull'equilibrio della Terra.

Il Nord Italia ricoperto dallo smog in una foto NASA (fonte: alienpc.forumfree.it)

Benché l'Antropocene non sia ancora entrato nella nomenclatura ufficiale (comprensibilmente, per una scienza conservatrice come la geologia), è significativo che il meeting annuale della Geological Society of America, tenutosi lo scorso ottobre, fosse intitolato "Archean to Anthropocene. The past is the key to the future" (per approfondire, si veda questo post di greenreport).

La copertina del numero tematico
delle Philosophical Transactions
interamente dedicato all'Antropocene
Inoltre, la prestigiosa Royal Society britannica ha dedicato il numero tematico del marzo 2011 dei suoi famosi Philosophical Transactions of the Royal Society a diversi ed importanti articoli scientifici sull'Antropocene, avvicinando ulteriormente il concetto alla dignità della Geological Time Scale. L'obiettivo non è, almeno per adesso, quello di accantonare la vecchia scansione temporale, bensì di aggiornarla alla luce dei dati scientifici in nostro possesso: come scrive lo stesso Crutzen nel suo libro (in Italia edito da Mondadori) Benvenuti nell'Antropocene! L'uomo ha cambiato il clima, la Terra entra in una nuova era, "nel secolo scorso la popolazione è quadruplicata fino a raggiungere i 6 miliardi di individui attuali".
E ancora: "la superficie coltivata è raddoppiata, quella irrigua è quintuplicata, la produzione industriale è aumentata di 40 volte, mentre diminuivano le foreste e le specie dei grandi animali. [...] I livelli di anidride carbonica e metano sono i più alti mai registrati negli ultimi 15 milioni di anni". Una catastrofe, se si avverasse.

Nonostante quindi non designi qualche strana malattia tropicale, l'Antropocene potrebbe davvero finire col designare un flagello in grado di minare seriamente la salute. Quella del pianeta Terra. 

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