4 feb 2013

Discovering Riccardo III

«Io mi sono ingannato fino ad oggi sopra la mia figura». Sono le parole di Riccardo III, perlomeno di quello protagonista dell'omonimo dramma di William Shakespeare (il cui titolo completo è in realtà The Life and Death of King Richard III). E anche noi potremmo pronunciarle, oggi. Per due motivi:

1) Sembra che l'ultimo re d'Inghilterra del casato York (1452-1485) non sia stato una figura così negativa come è stata dipinta dalla letteratura. Durante il regno del fratello Edoardo IV, dimostrò la propria fedeltà al re mettendosi in mostra come comandante militare.
Benché sia tradizionalmente associato - soprattutto a causa del Bardo - alla corruzione e alla sete di potere, le fonti storiche ci trasmettono un personaggio ben più equilibrato: uomo giusto, fece donazioni alla Chiesa e sostenne le Università (si legga, ad esempio, il Richard III di Charles Derek Ross).

2) I ricercatori che hanno rinvenuto, lo scorso anno, i suoi resti non pensavano affatto di poter incontrare, nei loro scavi al centro di Leicester, uno dei sovrani più noti della storia britannica, morto durante la battaglia di Bosworth Field. Invece, il confronto genetico ha permesso a Richard Buckley, l'archeologo che ha guidato il team, di dare l'annuncio senza tema di smentita: «I resti trovati nel settembre 2012 appartengono al di là di ogni ragionevole dubbio a Riccardo III, della dinastia dei Plantageneti, ultimo re d'Inghilterra». E così, come affermato da Lynda Pidgeon della Richard III Society,  «It will be a whole new era for Richard III. It's certainly going to spark a lot more interest».

Dopo aver prelevato un campione di DNA dal maltrattato scheletro regale (evidenti prove di una sofferenza spinale, segni di una lama conficcata in una gamba, cranio ammaccato danneggiato da un colpo ricevuto in combattimento), il campione è stato raffrontato a quello di con il profilo di Michael Ibsen, un diretto discendente diretto di Anna di York, sorella di Riccardo III.
La leggenda di Leicester acquisisce così nuova autorevolezza: ucciso durante lo scontro con Enrico Tudor, il cadavere del re fu riportato indietro sul dorso di un cavallo; come previsto da un'indovina, la testa colpì violentemente lo stesso punto toccato dallo sperone durante la cavalcata, una pietra del ponte di Bow Bridge. A volte, scienza e mito possono avere entrambi ragione.

Fonte: University of Leicester

Deposto ha Marte l’arcigno cipiglio 
e spianata la corrugata fronte, 
e, non più in sella a bardati destrieri 
ad atterrir sgomente anime ostili, 
ora se’n va, agilmente saltellando 
per l’alcova di questa o quella dama 
alle lascive note d’un liuto.

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