Chi è nato negli anni Novanta probabilmente non lo ricorderà, ma uno dei calciatori più famosi degli ultimi anni, Ronaldo de Assis Moreira meglio noto come Ronaldinho, non ha iniziato la propria carriera in quella che è considerata la squadra più forte del mondo, il Barcellona. Benché sia ricordato principalmente per le prodezze compiute al Camp Nou, l'asso brasiliano arrivò in Europa grazie a un club francese, il Paris Saint Germain, giocando la sua prima partita esattamente un mese prima dell'attentato alle Torri Gemelle di New York.
Quella del suo esordio a Parigi è una stagione segnata dalle veementi proteste dei tifosi del club. La causa? Che ci crediate o no, lo spostamento della banda rossa [dal centro] alla sinistra della maglia.
Quella del Paris Saint Germain è una delle divise più riconoscibili del panorama calcistico europeo: il modello storico, soprannominato "Hechter" dal nome dello stilista e presidente del PSG che lo creò nel 1973, la rende davvero inconfondibile. O meglio, la rendeva.
Infatti, il fornitore tecnico Nike ha deciso da qualche tempo che il modello in cui tutti gli appassionati del club si riconoscono non va più bene. Ogni anno, l'azienda statunitense propone delle variazioni che apparentemente hanno il solo scopo di far arrabbiare la tifoseria, causando - si suppone - anche un calo nelle vendite del merchandising.
Nel terzo millennio, la stagione che vide il ritorno a una soluzione più classica fu quella del 2008/2009, quella delle dimissioni del pubblicitario Alain Cayzac dalla carica di presidente, a cui subentrò Charles Villeneuve. Finita l'era di Pauleta, prolifico attaccante portoghese, la società acquistò giocatori esperti come Ludovic Giuly e Claude Makelele; ma a fine campionato i parigini non riuscirono comunque a far meglio di un sesto posto. Ma il peggio doveva ancora venire.
Fonte: www.passionemaglie.it |
Il dramma va in scena nella stagione successiva, quando - all'insegna del rinnovamento - viene proposta una divisa inaccettabile: la banda verticale scompare del tutto per lasciare spazio a delle anonime righe. Il pubblico reagisce malissimo, mettendo in scena una campagna di protesta.
Lo slogan? "Un club un maillot".
Il resto è storia recente: gli ultimi anni sono stati segnati da una "rivoluzione permanente" (quasi che i designer della Nike fossero ispirati da Lev Trotsky), alla ricerca di un consenso che stenterà a tornare senza un ritorno alla tradizione.
La scelta per il 2013 è doppiamente eretica: cambio di logo societario più cambio di maglietta. Ma è possibile rinvenire una strategia di marketing dietro tutto ciò?
Iniziamo dallo stemma. Sono tre le scelte che saltano all'occhio: la scomparsa dell'anno di nascita del club; la cancellazione della culla di re Luigi XIVe lo spostamento in secondo piano del nome "Saint Germain"; il risalto dato al nome/marchio della città (a scopi evidentemente turistici). La direzione presa da Nike è dunque quella di una "spersonalizzazione" del PSG, a favore di una convergenza verso le tendenze in corso nel panorama commerciale sportivo, quindi assimilandolo ad altre società straniere.
Iniziamo dallo stemma. Sono tre le scelte che saltano all'occhio: la scomparsa dell'anno di nascita del club; la cancellazione della culla di re Luigi XIVe lo spostamento in secondo piano del nome "Saint Germain"; il risalto dato al nome/marchio della città (a scopi evidentemente turistici). La direzione presa da Nike è dunque quella di una "spersonalizzazione" del PSG, a favore di una convergenza verso le tendenze in corso nel panorama commerciale sportivo, quindi assimilandolo ad altre società straniere.
Una simile scelta si riscontra anche relativamente alla maillot, dove il recupero della banda centrale è strumentale alla valorizzazione dello sponsor principale e del tricolore francese (che nulla a che vedere con i colori sociali della squadra, per quanto possa essere la rappresentativa della capitale).
Il modello ne esce così violentato: tuttavia, dopo la vittoria del campionato, solo la reazione della tifoseria potrà dire se la nuova stagione sarà all'insegna di un avvicinamento tra le varie componenti del club.
Sembra quasi che, con il ritorno del blasone internazionale, anche l'estetica evolva verso la moda* tipica delle maggiori società continentali (soprattutto di quelle marchiate swoosh). Conscia o meno, si tratta di una sorta di "evoluzione convergente" della couture sportiva.
* In statistica, la moda o norma della distribuzione di frequenza è la modalità caratterizzata dalla massima frequenza: in altre parole, è il valore che compare più frequentemente.
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