In realtà, non è necessario estremizzare così tanto la questione: se non viene maltrattata, la natura è sempre in grado di fornire la materia prima per l'avanzata del sapere, anzitutto in ambito tecnologico.1
Ci sono tanti esempi di come homo sapiens abbia fatto progressi, soprattutto in ambito medico, grazie ai prestiti di Madre Natura, senza evidentemente ringraziarla. L'unico modo in cui si riconosce a esseri viventi non umani la paternità di determinate invenzioni e/o scoperte è assegnando i loro nomi a prodotti nati in laboratorio.
Non è questo il caso (nel senso che di vera e propria paternità non si tratta), ma il solo fatto di chiamare uno dei risultati più innovativi della ricerca moderna come una delle specie più simili all'uomo dovrebbe teoricamente far piacere, a chi ha a cuore il futuro della biodiversità.
Stiamo parlando del Gorilla Glass, di cui durante il CES (Consumer Electronic Show) 2013 di Las Vegas è stata presentata la terza generazione.
Un breve riassunto delle puntate precedenti, per chi non sapesse ancora di cosa di tratta: il Gorilla Glass è una tipologia di vetro temperato, prodotto attraverso un particolare processo chimico che, grazie alla partecipazione attiva di ioni sodio e ioni potassio, gli permette di essere, contemporaneamente, leggero, sottile e resistente. Grazie a queste caratteristiche, è molto probabile che il dispositivo su cui state leggendo questo articolo sia ricoperto dello stupefacente prodotto creato da Corning. Nel 2012 ha visto la luce la seconda versione, che è stata installata nientepopodimenoche sui due più celebri smartphone in circolazione: l'iPhone 5 e il Samsung Galaxy S III.
La nuova versione del mitico vetro sarebbe, secondo il Direttore Marketing dell'azienda statunitense, tre volte più resistente ai graffi e il 50% più resistente alle rotture. A quanto pare, questo ulteriore passo in direzione della perfezione ha già assicurato diversi accordi commerciali con i principali produttori di elettronica, che assicureranno ai loro device una protezione senza precedenti.
Una protezione che farebbe sicuramente comodo a chi ha ispirato il naming del Gorilla Glass. Sono ormai pochissimi gli esemplari in vita di questo genere di primati che, in base alle ricerche scientifiche, con le sue quattro specie rappresenta, dopo scimpanzé e bonobo, il nostro parente più stretto.
Come se non bastassero la distruzione dell'habitat e la caccia indiscriminata che hanno dovuto fronteggiare negli ultimi decenni, i gorilla si sono trovati a subire un'ulteriore minaccia: il Parco Nazionale del Virunga, una vasta area nella Repubblica Democratica del Congo in cui fino ad oggi Gorilla beringei beringei poteva vivere pressoché indisturbato, è stato recentemente al centro di una vicenda drammatica.
La compagnia petrolifera inglese SOCO ha infatti ricevuto l'autorizzazione a realizzare delle esplorazioni petrolifere all'interno del parco, informando addirittura che la ricerca di petrolio interesserà anche una porzione del Lago Edward, da cui 30.000 pescatori locali traggono la loro fonte di sussistenza. La situazione è così pericolosa che persino il governo britannico ha manifestato la propria contrarietà al progetto, che colpisce al cuore uno dei Patrimoni dell'Umanità. Le aree del Parco Nazionale del Virunga interessate dalle concessioni coprono circa l'85% del suo territorio, dove è ospitato, oltre a molte altre specie animali e vegetali, un quarto degli ultimi gorilla di montagna rimasti al mondo (tra Congo e Uganda ci sono ormai meno di 800 esemplari).
Se vogliamo davvero restituire alla Terra almeno una parte di ciò che ci ha dato, sin dalla nostra comparsa sulla Terra, in termini di tecnologia, potremmo cominciare da questo: non distruggere i suoi abitanti. Un termine magistralmente tradotto da Shaun Monson, nel suo bellissimo documentario del 2005 con voce narrante di Joaquin Phoenix, in Earthlings.
1Come recita Wikipedia alla voce "tecnologia", «Non solo gli ominidi ma anche gli animali sono capaci di sviluppare processi tecnologici per risolvere le proprie esigenze alimentari, abitative, sociali, ecc.»
Come se non bastassero la distruzione dell'habitat e la caccia indiscriminata che hanno dovuto fronteggiare negli ultimi decenni, i gorilla si sono trovati a subire un'ulteriore minaccia: il Parco Nazionale del Virunga, una vasta area nella Repubblica Democratica del Congo in cui fino ad oggi Gorilla beringei beringei poteva vivere pressoché indisturbato, è stato recentemente al centro di una vicenda drammatica.
Fonte: www.treehugger.com |
La compagnia petrolifera inglese SOCO ha infatti ricevuto l'autorizzazione a realizzare delle esplorazioni petrolifere all'interno del parco, informando addirittura che la ricerca di petrolio interesserà anche una porzione del Lago Edward, da cui 30.000 pescatori locali traggono la loro fonte di sussistenza. La situazione è così pericolosa che persino il governo britannico ha manifestato la propria contrarietà al progetto, che colpisce al cuore uno dei Patrimoni dell'Umanità. Le aree del Parco Nazionale del Virunga interessate dalle concessioni coprono circa l'85% del suo territorio, dove è ospitato, oltre a molte altre specie animali e vegetali, un quarto degli ultimi gorilla di montagna rimasti al mondo (tra Congo e Uganda ci sono ormai meno di 800 esemplari).
Se vogliamo davvero restituire alla Terra almeno una parte di ciò che ci ha dato, sin dalla nostra comparsa sulla Terra, in termini di tecnologia, potremmo cominciare da questo: non distruggere i suoi abitanti. Un termine magistralmente tradotto da Shaun Monson, nel suo bellissimo documentario del 2005 con voce narrante di Joaquin Phoenix, in Earthlings.
1Come recita Wikipedia alla voce "tecnologia", «Non solo gli ominidi ma anche gli animali sono capaci di sviluppare processi tecnologici per risolvere le proprie esigenze alimentari, abitative, sociali, ecc.»
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