27 gen 2013

La musica scritta nel DNA

La musica è una delle attività che contraddistinguono la specie umana, e che hanno contribuito alla sua differenziazione rispetto agli altri animali.
La propensione a utilizzare le note a fini creativi è, tutt'oggi, uno dei nostri tratti più affascinanti, in quanto assolutamente superflua, se considerata dal punto di vista utilitaristico. Contemporaneamente, è anche uno dei più trascurati, proprio perché ritenuto dalla stessa letteratura scientifica un prodotto secondario dell'evoluzione con scopi puramente ludici.

In realtà, si tratta più probabilmente di uno degli adattamenti evolutivi a cui è andato incontro l'uomo lungo il suo cammino verso la condizione attuale.

Le modificazioni del corpo e della mente umani hanno infatti condizionato la nascita della musica, creata e fruita dai nostri antenati, che a sua volta ha inciso sulla loro abilità comunicativa, in primis il linguaggio.
A quanto pare, dunque, la musica è scritta nel nostro DNA: una peculiarità di cui ciascun uomo è dotato fin dalla nascita. Un marchio genetico di Homo sapiens.

Tuttavia, adesso potrà esserlo anche in senso letterale. Un gruppo di ricercatori dell'European Bioinformatics Institute ha sviluppato un metodo per archiviare masse imponenti di dati - canzoni, film e libri - in un filamento di acido desossiribonucleico (qui l'articolo di Nature). Un materiale ideale per la conservazione delle informazioni, che batte tutti i supporti utilizzati finora per tre serie di motivi: richiedere una quantità di spazio incredibilmente piccola, non ha bisogno di alcuna energia, si preserva per un tempo quasi illimitato.

Ecco come funziona il processo: il codice binario in cui è codificata l'informazione originaria viene convertito in base 3, attraverso la sostituzione di ogni byte con cinque/sei cifre chiamate trit. Il risultato viene convertito in DNA, sostituendo ciascun trit con uno dei quattro nucleotidi. La correttezza della codifica è garantita dalla notevole ridondanza di informazione, attraverso uno schema che non consente ripetizioni dei segmenti creati.

Musica scritta nel DNA
Fonte: www.nature.com


In attesa di un abbattimento dei costi, attualmente questo metodo di archiviazione è economicamente idoneo per archivi governativi e storici, caratterizzati da lunghi periodi di conservazione e accessi a bassa frequenza (come quello che pensa di creare la biblioteca del Congresso USA).

Diremo addio ad Hard Disk & co.? Forse è troppo presto per dirlo, ma il futuro della musica sembra dipendere dai nostri geni (o meglio, dalla loro materia prima).

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