Quello che è appena cominciato è un anno significativo per chiunque sia interessato all'evoluzione nei suoi diversi sviluppi: si celebra, infatti, il centenario della morte di uno dei naturalisti più importanti degli ultimi due secoli, e non solo. Alfred Russel Wallace.
Se, infatti, nella cultura popolare, il padre dell'evoluzione per selezione naturale è considerato senza dubbio Charles Darwin (1809-1882), pochi sanno che il biogeografo gallese formulò, nello stesso periodo, una teoria molto simile a quella pubblicata, nel 1859, con L'origine delle specie.
Che sia stata una semplice coincidenza o qualcosa di più, il suo breve articolo On the tendency of varieties to depart indefinitely from the original type giunse sulla scrivania del collega proprio mentre costui stava mettendo nero su bianco la sua ipotesi rivoluzionaria. Il risultato della loro collaborazione (erano dei veri gentiluomini: nessuno dei due avrebbe provato a rubare il lavoro dell'altro) fu una lettura congiunta tenuta il 1 luglio 1858 alla Linnean Society di Londra.
C'è tuttavia un tratto che differenziò nettamente questi due studiosi, e che ha probabilmente influito sul diverso grado di fama da loro raggiunto: mentre Darwin dedicò la propria vita a comprendere il meccanismo dell'evoluzione, Wallace si impegnò nell'analisi delle sue conseguenze.
E questo lo rende, paradossalmente, un intellettuale molto più moderno del primo (aggettivo utilizzato senza alcuna connotazione).
La sua opera più nota è infatti un'altra - Man's Place in the Universe: A Study of the Results of Scientific Research in Relation to the Unity or Plurality of Worlds, in cui vengono espressi in maniera visionaria un'anticipazione della teoria di Gaia di James Lovelock e un appello alla giustizia ambientale e sociale. Oltre a voler nazionalizzare le ferrovie, si lamentava spesso dell'inquinamento atmosferico, stabilendo come proprio slogan "pure air and pure water for every inhabitant of British Isles."
Quanti pensatori contemporanei saranno ricordati, tra un secolo, per aver previsto con così tanto anticipo gli sviluppi futuri dell'umanità?
Ha forse più senso, nel 2013, ricordare una figura come quella del padre della Linea di Wallace piuttosto che quelle di tanti pseudo-intellettuali odierni capaci soltanto di fare gli opinionisti in televisione.
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