Dunque, il loro successo ecologico è dovuto innanzitutto all'elevato livello di cooperazione e alla sofisticata divisione del lavoro che mettono in atto. Tanto che secondo due studiosi come Bert Hölldobler e Edward O. Wilson una colonia di formiche è un vero e proprio organismo, o meglio un superorganismo, privo di testa: poche semplici regole (da loro definite «algoritmi»), eseguite in maniera ripetitiva da animali apparentemente privi di coscienza e ragione, danno luogo, per un fenomeno di organizzazione spontanea, a una civiltà.
Numerosi studi sugli insetti sociali hanno infatti messo in evidenzia che, nonostante la grande varietà dei compiti svolti dalle formiche operaie, non vi è alcun controllo centrale della suddivisione del lavoro. Il loro comportamento è influenzato dagli stimoli dell'ambiente e dall'interazione con le compagne, ma le modalità di questo processo sono sempre state un mistero.
Una nuova tecnica di tracciamento, utilizzata da alcuni ricercatori fra cui l'italiano Alessandro Crespi, ha però permesso di analizzare meglio gli spostamenti delle formiche e le loro interazioni. Lo studio, pubblicato su Science, ha confermato che la casta delle operaie è divisa in tre classi ma ha scoperto che il passaggio dall'una all'altra classe non è determinato esclusivamente dall'età, come si pensava.
I fattori strettamente sociali, come il binomio isolamento / vicinanza, sono altrettanto importanti. Persino gli imenotteri, dunque, riescono a mettere da parte la gerontocrazia.
Camponotus fellah, la specie studiata dai tre ricercatori |
Esistono già diversi sistemi computerizzati che risolvono piccoli problemi di percorso dislocando delle formiche virtuali, le quali esplorano tutte le strade possibili all'interno del sistema e depositano feromoni virtuali su ognuna di esse. Tuttavia, non sono ancora perfetti e il loro miglioramento passa anche per l'utilizzo di diverse tipologie di feromoni, come avviene nel caso della formica argentina. [Non è un caso che ne abbia parlato anche Italo Calvino]
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