6 apr 2013
Alla scoperta di Homo Sapiens
L'articolo 1 de La Dichiarazione universale dei diritti umani, firmata a Parigi il 10 dicembre 1948, sembra la frase ideale per sintetizzare lo spirito di "Homo Sapiens", la grande mostra itinerante nata da un'idea di Luigi Luca Cavalli Sforza e curata da Telmo Pievani.
Niente di strano: se è vero che la ricerca scientifica ha come obiettivo principale quello di migliorare la qualità della nostra vita, è più che normale che l'evoluzionismo voglia contribuire - attraverso i suoi esponenti migliori - alla convivenza umana nel mondo contemporaneo. Naturalmente, su solide basi teoriche e pratiche.
A differenza di quanto sostenuto da interpretazioni partigiane, il lavoro degli studiosi punta a favorire il rapporto tra culture e religioni diverse, innanzitutto per mezzo dell'analisi biologica e genetica. Per questo motivo, la quarta e ultima sezione della mostra momentaneamente esposta presso il complesso monumentale del Broletto di Novara illustra come lo studio dell'evoluzione della nostra specie possa essere applicato all'educazione alla tolleranza. Le prime tre ripercorrono invece la storia della nostra specie, senza però limitarsi a una descrizione scolastica. Al contrario - e per la prima volta in Italia - le varie tappe sono intervallate da pillole su aspetti poco conosciuti dell'evoluzione: dal DNA mitocondriale alla ricostruzione della "cultura" (materiale e non solo) dei Neanderthal.
Addirittura, vi sono esposti alcuni reperti che dimostrano la capacità dei nostri cugini di produrre musica, e quindi l'esistenza di un'arte precedente alla nascita di animali come Ludwig van Beethoven e Thom Edward Yorke.
A rendere più interessante la mostra, la presenza di un'area dedicata ai bambini, per apprendere in maniera divertente e interattiva i fondamenti della storia dell'umanità. Nonché un bookstore dove sono acquistabili alcuni dei titoli più importanti nel panorama italiano, difficili da trovare persino in molte librerie tradizionali: come La struttura della teoria dell'evoluzione di Stephen J. Gould.
Rendersi conto, ad esempio, che fino a pochi millenni fa esistevano ben cinque specie del genere Homo, che vivevano tutte insieme nel Vecchio Mondo, lascia esterrefatti anche coloro che lo sapevano già. Perciò, nessuno può sentirsi escluso dall'invito a scoprire le nostre origini.
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