Nato a Napoli nel 1925 da una famiglia liberale, l'attuale Capo dello Stato inizia i propri studi al Liceo Classico Umberto I: dopo aver frequentato quarta e quinta ginnasio, salta direttamente alla seconda liceo (evidentemente, è un predestinato).
Nel 1942 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università Federico II di Napoli. Durante gli anni dell'università fa parte - insieme a Raffaele La Capria, Antonio Ghirelli e Francesco Rosi - del Guf, il gruppo universitario fascista, di cui dirà più avanti: «Il Guf era in effetti un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste, mascherato e fino a un certo punto tollerato».
Fonte: www.huffingtonpost.it |
Quando, nel 1953, viene candidato alla camera dei deputati, tutto sembra essere successo a sua insaputa. Nella sua autobiografia afferma: «Accolsi la decisione con stupore». E c’è da credergli.
Del resto, la sua stessa iscrizione al partito era avvenuta non per dottrina ma per necessità politica. «Il comunismo a Napoli fu un liberalismo di emergenza», aveva detto Anna Maria Ortese in Il mare non bagna Napoli. Novello Bartleby, Giorgio riesce sempre a ottenere il massimo della visibilità coltivando il massimo della riservatezza, grazie alla formula magica «preferirei di no».
Poi arriva il '56, l'anno della repressione dei moti ungheresi da parte dell'URSS. Il Partito Comunista Italiano appoggia l'intervento sovietico, supportato da l'Unità. Napolitano dichiara: «L'intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo». Posizione che gli causerà un grave tormento autocritico, tanto che durante l'invasione successiva, quella del '68 ai danni della Repubblica Ceca, fu proprio Giorgio a scrivere il comunicato con il quale il PCI criticò l'intervento militare.
Un ulteriore cambio di rotta nell'immagine pubblica di Napolitano avvenne poi nel 1978, quando fu il primo dirigente di un partito comunista a visitare gli Stati Uniti. Sarà stato quel viaggio a dargli l'imprinting finale come leader dei "miglioristi"? Quel che è certo è che da allora gli scontri interni al partito divennero di dominio pubblico: rimane celebre la critica alle parole pronunciate da Berlinguer in un'intervista a La Repubblica sulla "questione"morale" [da cui una altrettanto celebre vignetta di Forattini].
I tre volti del Pci: rivoluzionario, conservatore e Napolitano. |
Ormai, Napolitano è indicato esplicitamente, nelle file comuniste, come un “destro”. Infatti, alla morte di Enrico Berlinguer nel 1984, gli viene preferito Alessandro Natta come nuovo Segretario del Partito.
Nel XX e ultimo congresso di Rimini, si dichiara favorevole alla trasformazione del PCI in Partito Democratico della Sinistra, esplicitando successivamente la sua opinione secondo cui quello comunista aveva tardato a trasformarsi in un partito socialista democratico di stampo europeo.
Il resto è storia recente: nel 1992 la Presidenza della Camera dei Deputati a spese di Stefano Rodotà, nel 1996 il Ministero dell'Interno nel governo di Romano Prodi (in questo ruolo propone insieme a Livia Turco quella che diventerà la Legge Turco-Napolitano che istituisce i centri di permanenza temporanea - CPT - per gli immigrati clandestini), dal 1999 al 2004 europarlamentare nelle file dei Democratici di Sinistra, nel 2005 Senatore a vita grazie alla nomina di Carlo Azeglio Ciampi.
Poi, il 10 maggio 2006, arriva il grande giorno: con 543 voti su 990 votanti dei 1009 aventi diritto viene eletto undicesimo Presidente della Repubblica Italiana. E dopo sette travagliati anni all'insegna del «preferirei di no», quella stessa (iniziale) risposta lo ha portato di nuovo a vincere nello stesso modo in cui ha sempre scelto di vivere.
Makkox |
Hanno detto/scritto di lui:
- Luigi Compagnone: Nu guaglione fatt’a vecchio.
- Giancarlo Pajetta: il giovane Napolitano è già postcomunista fin dal giorno in cui si decide a prendere la tessera.
- Michele Serra: Gradito ai socialisti, gradito agli intellettuali modernisti, gradito alla Nato, gradito a Salvatore Veca, gradito ai repubblicani, gradito agli imprenditori liberal, gradito a Eugenio Scalfari, se fosse gradito anche ai comunisti sarebbe segretario già da un pezzo.
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