Sono trascorsi oltre 150 anni dalla pubblicazione de L’origine delle specie di Charles Darwin, che diede il via a una rivoluzione antropologica, mentre in anni recenti, secondo il parere di alcuni esperti, il Barcellona ha dato il via a una rivoluzione simile nel calcio.
Charles Darwin, L'origine delle specie |
Esso si è evoluto.
Questa stagione ha spesso visto il Barça cambiare il sistema che gli ha permesso di raggiungere, negli ultimi anni, grandi risultati e legioni di nuovi fan, e questo passaggio non è stato del tutto di successo come quello, apparentemente indolore, di cui è stato protagonista nella sua caccia a quattro titoli di lega consecutivi.
È forse perché questo cambiamento infrange i fondamenti della selezione naturale, come tracciati da Charles Darwin?
Una legge generale, che conduce al progresso di ogni essere organico, vale a dire, a moltiplicare, a variare, a rendere vittoriosi i più forti ed a far soggiacere i più deboli.
Charles Darwin, capitolo VII – L’origine delle specie
Gli albori del calcio furono segnati, stando alla sensibilità moderna, da una sorta di anarchia tattica. A quei tempi, era un gioco molto più fluido, con regole diverse, e in qualche sua versione era più simile al rugby che allo sport che conosciamo oggi. L'applicazione delle nostre conoscenze tattiche a quei match primordiali è per lo più inutile, ma se vogliamo dare un senso a come si giocava allora, il modo migliore per descrivere quelle formazioni primordiali è pensarle come un 1-2-7.
Le regole cambiano, e l'innovazione di gioco vide il passaggio a un predominante modulo 2-3-5. Lo sport venne esportato in tutto il mondo da emigranti britannici, e così nella maggior parte dei casi le diverse nazioni ebbero lo stesso punto di partenza, tatticamente parlando.
Non appena l'organizzazione abbia incominciato a variare, essa continua generalmente a variare per molte generazioni.
Charles Darwin, capitolo I – L’origine delle specie
Tutto ciò è interessante in un contesto evolutivo, in quanto ne consegue che la flora e la fauna distribuitesi attraverso il globo dopo la disgregazione del super-continente che diede il via ai cosiddetti “continenti speculari” di Africa e Sud America, erano rami delle stesse specie, evolutesi contemporaneamente in modi radicalmente diversi.
Jonathan Wilson, nel suo eccellente Inverting the Pyramid, fornisce un'analisi molto più profonda dell'evoluzione delle tattiche calcistiche rispetto a quanto si possa sperare di fare qui. Tuttavia, è sufficiente dire che il trend generale nel calcio fu verso l'aumento dei difensori.
Il relativo isolamento delle nazioni in quei primi tempi – non c'era Internet, né viaggi aerei transcontinentali – significò che, dato il loro “antenato comune”, le tattiche iniziarono a evolvere in tutto il mondo su percorsi unici e particolari.
In Inghilterra, il manager dell'Arsenal Herbert Chapman sperimentò inserendo un altro difensore, e dando vita a quella che sarebbe stata conosciuta come la formazione “WM”, fornita di tre difensori. Sul continente europeo, dalle coffee house di Vienna e Praga nacque la cosiddetta “Scuola danubiana”.
Il
modulo WM,
detto
anche "sistema"
|
Questa variazione tattica ricevette improvvisamente una grande attenzione quando, un mercoledì sera del novembre 1953, gli inglesi, gli inventori del calcio, affrontarono gli ungheresi – chiamati i “magnifici magiari”.
...ogni variazione, per piccola che sia e da qualsiasi cagione provenga, purché sia in qualche parte vantaggiosa all'individuo di una specie, contribuirà nelle sue relazioni infinitamente complesse con gli altri esseri organizzati e con le condizioni fisiche della vita alla conservazione di quest'individuo, e in generale si trasmetterà alla sua discendenza.
Charles Darwin, capitolo I – L’origine delle specie
Nel corso di novanta magici minuti l'Ungheria impartì una lezione di calcio, quale l'Inghilterra non ne aveva mai ricevute prima. La partita finì sul 6-3, ma il risultato è molto importante. Sul campo, lo stile d'attacco fluido e asimmetrico dei magnifici magiari semplicemente spazzò via gli avversari. Il loro sistema si era sviluppato a partire dalla Scuola danubiana, e si avvantaggiava di alcuni talenti straordinari come Ferenc Puskás and Sándor Kocsis.
Gli ungheresi avevano un gioco che era quasi del tutto alieno per gli inglesi. Gli ospiti potevano cambiare in un attimo dal 3-4-3 al 3-3-4 per poi tornare indietro, con movimenti lungo tutto il campo e giocatori capaci di adattarsi a diversi ruoli. Sebbene l'Ungheria non abbia mai veramente espresso il proprio potenziale – vinse le Olimpiadi nel 1952, ma perse la finale di Coppa del Mondo del 1954 – il suo stile avrebbe senza dubbio influenzato la più radicale innovazione tattica del ventesimo secolo: il Calcio Totale.
Il Calcio Totale - totaalvoetbal – viene in gran parte attribuito a Rinus Michels, il manager del club olandese dell'Ajax di Amsterdam. Si tratta di una filosofia di calcio che respinge la dipendenza da ruoli definiti sul campo. Dove una volta un centro-mediano era un centro-mediano, e un'ala destra era un'ala destra, nel Calcio Totale tutti i giocatori sono tutto.
Il movimento e la
fluidità del team ungherese, così come il River Plate dei tardi
anni quaranta, ne prefigurava già molto, ma Michels e l'Ajax lo
portatono alla fase successiva dell'evoluzione.
Con Johan Cruyff come figura di spicco della squadra, l'Ajax visse un'epoca d'oro nei tardi anni sessanta e negli anni settanta. Il successo del club venne in qualche modo rispecchiato dalla nazionale, con l'Olanda degli anni settanta considerata uno dei più grandi, se non il più grande, team a non aver mai vinto una Coppa del Mondo. È una coincidenza simpatica il fatto che il suo predecessore spirituale, l'Ungheria, abbia ricevuto lo stesso epiteto.
Quando Michels lasciò l'Olanda per unirsi al Barcellona – seguito più tardi da Cruyff – si portò dietro il totaalvoetbal. Vennero così piantate le radici del Barcellona attuale.
Lo stesso Cruyff
avrebbe fatto da manager del Barcellona, e fu lui che sviluppò
ulteriormente il Calcio Totale nel moderno stile del “tiki-taka”.Con Johan Cruyff come figura di spicco della squadra, l'Ajax visse un'epoca d'oro nei tardi anni sessanta e negli anni settanta. Il successo del club venne in qualche modo rispecchiato dalla nazionale, con l'Olanda degli anni settanta considerata uno dei più grandi, se non il più grande, team a non aver mai vinto una Coppa del Mondo. È una coincidenza simpatica il fatto che il suo predecessore spirituale, l'Ungheria, abbia ricevuto lo stesso epiteto.
Quando Michels lasciò l'Olanda per unirsi al Barcellona – seguito più tardi da Cruyff – si portò dietro il totaalvoetbal. Vennero così piantate le radici del Barcellona attuale.
Hendrik
Johannes Cruyff, detto Johan
|
Benché debba molta della sua eredità all'Ungheria degli anni cinquanta e all'Ajax degli anni settanta, l'evoluzione moderna del Barcellona, nel periodo intercorso, ha cambiato lo stile in maniera significativa, nello stesso modo in cui specie con antenati comuni possono, nel corso del tempo, evolversi in creature dall'aspetto molto differente.
Essi condividono un DNA comune, come fa il Barça con i suoi influenzatori. Il Barça ha anche beneficiato di una cross-pollinazione con altre idee innovative.
Noi possiamo comprendere perché in natura lo stesso scopo generale sia raggiunto con una infinita varietà di mezzi, imperocchè ogni particolarità, acquistata che sia, è per lungo tempo trasmessa per eredità, e le strutture in varia guisa modificate devono essere adottate allo stesso scopo generale.
Charles Darwin, capitolo XV – L’origine delle specie
Il calcio mondiale non è chiaramente rimasto fermo al periodo in cui l'Ungheria e Michels svilupparono le loro idee. Il calcio brasiliano è ampiamente creditore della creazione dei “quattro dietro”, quando un ulteriore centrocampista arretrò sulla linea difensiva per fornire una copertura supplementare.
Una particolarità qualsiasi modificherà quasi certamente, anche senza averne l'intenzione, altre parti dell'organismo, in virtù delle misteriose leggi della correlazione di sviluppo.
Charles Darwin, capitolo I – L’origine delle specie
Questo cambiamento ebbe l'effetto collaterale di sviluppare dei difensori dalle doti offensive, a cui viene data la libertà di avanzare grazie alla presenza più numerosa nel reparto arretrato. Questi difensori, nel tempo, divennero dei terzini e il Brasile divenne, e lo è ancora in un certo grado, famoso per l'esportazione di questi giocatori offensivi dalle responsabilità difensive.
Dani Alves, uno di questi prodotti dell'educazione calcistica brasiliana, fornisce la maggior parte dell'ampiezza al sistema del Barcellona. Le sue volate offensive spacca-polmoni dal lato destro sono una peculiarità del gioco dei giganti catalani.
Il Brasile è ancora famoso per la sua squadra della Coppa del Mondo del 1982, che cementò definitivamente l'idea del Joga Bonito, il bel gioco, nella coscienza mondiale. Quella compagine – un'altra che fallì nella vittoria della Coppa del Mondo – è ancora ricordata senza dubbio come il miglior Brasile di sempre. Le sue conseguenze si sentono ancora oggi, in quanto il Brasile è celebrato come l'ambasciatore del Joga Bonito nonostante il fatto che ormai da molti anni il gioco del Brasile a volte sia tutt'altro che “bello”.
In Italia, la preminenza venne conquistata da uno stratagemma difensivo chiamato Catenaccio. Fu progettato per fermare l'avversario giocando, senza la libertà di movimento permessa dal Calcio Totale; fu lo stile olandese che, per molti aspetti, decretò la morte del Catenaccio. Ciononostante, è ancora evidente la sua influenza sul calcio italiano, dove secondo l'opinione popolare la maggior parte delle squadre adottano ancora, nel loro gioco, molti dei suoi principi.
L'abisso fra il Calcio Totale e il Catenaccio è, all'apparenza, vasto quanto quello fra le balene e gli ippopotami: in entrambi i casi, c'è un antenato in comune, e la variazione è causata da nient'altro che il tempo e l'ambiente.
Questa disparità si realizza nonostante la globalizzazione e il “restringimento” del mondo, grazie alla facilità dei viaggi e alle telecomunicazioni. Che stili così differenti possano emergere così vicini l'uno all'altro la dice lunga sulla complessità e la variabilità del gioco più bello del mondo.
Si è osservato che una classificazione stabilita sopra qualche carattere isolato, per quanto importante, pure non può mai sussistere; perché nessuna parte dell'organizzazione è costante universalmente.
Charles Darwin, capitolo XIV – L’origine delle specie
Benché incoronato, da manager del Barcellona, come vincitore della Champions League nel 2009 e nel 2011, in questa stagione Pep Guardiola ha cercato di variare l'approccio della squadra. Da una parte, è comprensibile che egli voglia evitare che altre squadre trovino un modo per fermare il gioco della sua squadra (come l'Inter fece in una famosa partita della Champions League 2010), ma dall'altra bisogna chiedersi se nel provare a imporre un cambiamento verso un gioco fluido e scorrevole si abbia davvero successo.
Il passaggio dal 4-3-3 / 4-2-3-1, che era stato così proficuo per loro, a un 3-4-3 (spesso senza stopper riconoscibili) ha incontrato un successo innegabilmente vario. Nonostante le vittorie, è difficile accertare se il Barcellona abbia vinto queste partite grazie al nuovo sistema, o grazie agli straordinari talenti individuali in suo possesso.
Gli individui meglio adatti si riproducono più che i meno adatti, supponendo che si presenti una variabilità in direzione favorevole.
Charles Darwin, capitolo IV – L’origine delle specie
Marcelo Bielsa è ampiamente considerato un innovatore tattico. Il suo Cile giocava con uno stupefacente e offensivo 3-3-1-3, e quando fu nominato manager dell'Athletic Bilbao inizialmente cercò di portare quel sistema in Spagna.
Non funzionò. L'Athletic iniziò con scarsi risultati, i giocatori apparivano incerti sui propri ruoli, e sembrava che Bielsa andasse verso un disastro.
Così Bielsa si adattò.
Un passaggio alla difesa a quattro, pur mantenendo molti dei principi calcistici di Bielsa, portò a un cambiamento positivo nei risultati. Trapiantare semplicemente una filosofia calcistica interamente nuova fra un gruppo di giocatori, ha una probabilità di successo pari a quella di innestare un altro pollice su qualcuno e aspettarsi che i suoi figli nascano con tre dita opponibili.
Questo sport è pieno di esempi di manager o club che hanno fallito ad adattarsi. Il periodo di Gian Piero Gasperini al timone dell'Inter è stato tanto breve quanto disastroso. Gasperini, un antico sostenitore della difesa a tre, trovò le proprie idee inadatte a radicarsi nell'Inter, e muovendosi convulsamente alla ricerca di qualcosa che funzionasse, non riuscì a fare come Bielsa e conservò il nocciolo centrale della “Gasperinità”, ritrovandosi in un caos assoluto.
Se il suo fallimento all'Inter sia dovuto all'incapacità di adattamento, oppure all'incapacità del board dell'Inter di capire che stavano provando a mettere un paletto quadrato in un buco tondo, è argomento per un'altra occasione.
Hodgson al Liverpool incontrò una resistenza simile alle sue idee e filosofie. Al Chelsea, André Villas Boas è sotto pressione in quanto il suo desiderio di giocare con una linea difensiva alta ha causato dei problemi con giocatori non abituati a questo tipo di gioco. Il tempo ci dirà se Villas Boas dovrà adattare la propria filosofia ai giocatori che ha, o se si adatterà portando dei giocatori più “in tono” con le sue tattiche.
Tornando al Campo Nou, il Barcellona si ritrova distaccato di sei punti dal suo grande rivale, il Real Madrid – un margine ampio in quanto si tratta effettivamente di una corsa a due.
Col passare del tempo, forse il nuovo stile di Guardiola si radicherà, mettendo in moto la prossima fase dell'evoluzione del Barcellona e, per estensione, del calcio moderno. Comunque, provando a imporre un cambiamento dove non c'è una pressione naturale, Pep può essersi ritrovato su un ramo morto dell'albero evolutivo.
Mentre in natura l'evoluzione di una specie può essere misurata dal suo adattamento all'ambiente – che è il motivo per cui il vecchio cliché del “se ci siamo evoluti dalle scimmie, perché esistono ancora le scimmie?” è un fallace nonsense – nel calcio l'evoluzione di un team si misura da una sola cosa: il successo.
Come le gemme sviluppandosi danno origine a nuove gemme, e come queste, quando sono vigorose, vegetano con forza e soffocano da tutte le parti molti ranni più deboli, altrettanto io credo che, per mezzo della generazione, sia avvenuto del grande albero della vita, il quale ricopre coi suoi rami morti ed infranti la crosta del globo e ne veste la superficie con le sue ramificazioni sempre nuove e leggiadre.
Charles Darwin, capitolo IV – L’origine delle specie
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