14 mar 2012

La cura del gorilla

Finalmente, anche il genoma del gorilla è stato sequenziato. Adesso, forse, tutti coloro che pensano allevoluzione darwiniana come a un processo rettilineo che ha portato, nel caso dell'uomo, a una discendenza diretta dagli altri grandi primati, si ricrederanno. Per certi aspetti, i risultati emersi da questa recente iniziativa scientifica sono, infatti, sorprendenti.

Fonte: fohn.net
Dopo gli scimpanzè, i gorilla sono - tra le specie viventi - i parenti più stretti degli esseri umani. Il team del Wellcome Trust Sanger Institute di Hinxton, nel Regno Unito, ha però scoperto che la parentela è più stretta di quanto si credesse finora.

Il loro ramo, all'interno del grande albero degli ominidi, si sarebbe separato da quello umano poco prima rispetto agli scimpanzè. Dati che provengono direttamente dalla genetica: afferma Aylwyn Scally, uno dei membri dell'èquipte (il cui report è liberamente accessibile su Nature), che «il 70% del genoma umano è più simile a quello dello scimpanzé, ma un buon 15% somiglia più a quello del gorilla». Tuttavia, sono le differenze quelle utili per datare il momento di separazione fra le varie specie: conoscendo il tasso di mutazione delle coppie di basi nucleotidiche, si può risalire infatti, attraverso la distanza genetica tra due specie, alla loro distanza cronologica.


Filogenesi della famiglia delle grandi scimmie, in cui si vede la speciazione dell'uomo (H), dello scimpanzè (C), del gorilla (G) e dell'orang-utan (O). Le linee orizzontali indicano i momenti di speciazione all'interno della sottofamiglia degli ominini, mentre quella tratteggiata indica il momento di divergenza tra uomo e orang-utan.

I recenti sviluppi tecnologici hanno ridotto drasticamente i costi del sequenziamento, ma l'assemblaggio dell'intero genoma di un vertebrato rimane comunque una grossa sfida. Gli scienziati hanno analizzato una femmina di gorilla di pianura occidentale (Gorilla gorilla gorilla) di nome Kamilah, che all'epoca del prelevamento del DNA aveva trent'anni.
È così emerso che le linee evolutive dei generi Gorilla e Homo si sono distinte "soltanto" 10 milioni di anni fa. Per di più, si sono appianate le discordanze finora presenti tra i reperti fossili e le stime dei genetisti.

Inoltre, lo sviluppo successivo di alcuni geni comuni ai due primati ha permesso di comprendere meglio le loro funzioni: ad esempio, si è dedotto che il gene LOXHD1, coinvolto nel sistema umano dell'udito, non lo è - contrariamente a quanto si credeva - anche in quello del linguaggio. Altrimenti, non si spiegherebbe come mai esso mostri un'evoluzione altrettanto rapida anche nel gorilla. "Noi sappiamo che i gorilla non parlano - afferma ancora Scally - e, se lo fanno, stanno cercando di nascondercelo".

Tuttavia, da questa ricerca possono derivare delle conseguenze ancora più importanti: si tratta della conservazione della specie. Le quattro sottospecie di gorilla sono attualmente in pericolo di estinzione; sequenziare il genoma di diversi individui permetterebbe di aumentarne la diversità genetica, e di conseguenza la capacità di reagire nei momenti negativi e di riprendersi numericamente subito dopo.
Insomma, sembra proprio che "la cura del gorilla" passi per la ricerca genetica.

2 commenti :

  1. Bellissimo post. Ma cosa ne pensate di storie come quella che si trova qui?

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  2. Lo vedremo con piacere, tuttavia ci chiediamo cosa possa esserci di così misterioso nelle origini dell'uomo. Semmai, la parola giusta è "affascinante".

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