Da quando il serial televisivo è finalmente assurto al rango di vera forma d'arte del terzo millennio - spodestando nientepopodimenoche Sua Maestà il romanzo - è tutto un fiorire di recensioni entusiaste sulla "Next Big Thing" proveniente dagli U.S.A. I titoli si affastellano rapidamente, tanto che nemmeno il più patologico degli addicted riesce a star dietro a tutte le puntate scaricabili in Rete.
Uno dei prodotti più apprezzati degli ultimi anni - che ha recentemente guadagnato una discreta visibilità grazie a una quinta stagione entusiasmante - è sicuramente Breaking Bad, serie che ha due protagonisti maschili apparentemente agli antipodi, ma che attraverso le puntate evolvono in maniera tutt'altro che prevedibile.
Il personaggio principale, Walter White (sarà un caso che i due cognomi principali - l'altro è Pinkman - si richiamano espressamente ai colori? Oppure è un omaggio al Quentin Tarantino di Reservoir Dogs?) è un insegnante di chimica a cui viene diagnosticato un cancro ai polmoni. In preda alle difficoltà economiche, il pacifico prof. si trasforma poco a poco in un produttore di metanfetamina, mutando contemporaneamente anche a livello caratteriale.
22 set 2012
17 set 2012
Trieste Next: finalmente spazio alla ricerca scientifica
Si terrà dal 28 al 30 settembre 2012 la prima edizione di Trieste Next, salone europeo dedicato all'innovazione e alla ricerca scientifica.
In un Paese innamorato dei festival di ogni genere (ogni riferimento è puramente casuale), la notizia potrebbe sembrare soltanto un'ulteriore opera di propaganda a favore di un ulteriore evento che si rivelerà quanto meno inutile, se non dannoso.
Invece - pur rispettando le opinioni personali - non è così.
Leggendone il programma, si nota come l'attenzione non venga posto tanto sull'altisonanza dei nomi degli ospiti (cosa che potrebbe essere benissimo fatta), quanto sulla qualità degli incontri e sui loro risvolti positivi per la società, al di là della tre giorni triestina.
La sezione principale della manifestazione è Scienza al futuro. Oltre trenta appuntamenti "per raccontare la scienza e la ricerca a 360 gradi".
Ma cosa vuol dire, in concreto?
Vuol dire che l'evento di apertura, previsto in data 20 settembre presso il Teatro Verdi di Trieste, è un lungo confronto tra Marco Cattaneo (direttore di Le Scienze), e dieci giovani ricercatori italiani, in cui queste menti brillanti che hanno deciso di impegnarsi nei più svariati campi del sapere scientifico proporranno la propria idea di innovazione e la propria visione del futuro.
[Il solo fatto che una persona che racchiude in sè i tre termini - 1) giovane, 2) un ricercatore, 3) italiano - abbia una visione del futuro (qualunque essa sia), è una scoperta per cui esultare]
In un Paese innamorato dei festival di ogni genere (ogni riferimento è puramente casuale), la notizia potrebbe sembrare soltanto un'ulteriore opera di propaganda a favore di un ulteriore evento che si rivelerà quanto meno inutile, se non dannoso.
Invece - pur rispettando le opinioni personali - non è così.
Leggendone il programma, si nota come l'attenzione non venga posto tanto sull'altisonanza dei nomi degli ospiti (cosa che potrebbe essere benissimo fatta), quanto sulla qualità degli incontri e sui loro risvolti positivi per la società, al di là della tre giorni triestina.
La sezione principale della manifestazione è Scienza al futuro. Oltre trenta appuntamenti "per raccontare la scienza e la ricerca a 360 gradi".
Ma cosa vuol dire, in concreto?
Vuol dire che l'evento di apertura, previsto in data 20 settembre presso il Teatro Verdi di Trieste, è un lungo confronto tra Marco Cattaneo (direttore di Le Scienze), e dieci giovani ricercatori italiani, in cui queste menti brillanti che hanno deciso di impegnarsi nei più svariati campi del sapere scientifico proporranno la propria idea di innovazione e la propria visione del futuro.
[Il solo fatto che una persona che racchiude in sè i tre termini - 1) giovane, 2) un ricercatore, 3) italiano - abbia una visione del futuro (qualunque essa sia), è una scoperta per cui esultare]
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14 set 2012
Le 100 specie a maggior rischio di estinzione
Per la prima volta nella storia, l'IUCN (International Union for Conservation of Nature) e la Zoological Society di Londra hanno diramato la lista delle 100 specie viventi a maggior rischio di estinzione del pianeta. I risultati, per la verità drammatici, sono il frutto del lavoro di oltre 8'000 scienziati della Species Survival Commission.
L'ipotesi avanzata da questi esperti è tutt'altro che meritoria, per gli esseri umani: le specie animali e vegetali su cui la minaccia è maggiore sono proprio quelle che sono meno utili per Homo sapiens.
Non a caso, il report, presentato lo scorso 11 settembre in Corea del Sud nel corso del World Conservation Congress, si intitola Priceless or Worthless?. L'assunto di base è che non esistono specie "senza valore" (e di conseguenza, non esistono specie con più valore di altre), poiché sono tutte ugualmente importanti per garantire la biodiversità.
Bradypus pygmaeus, una delle cento specie a maggior rischio di estinzione |
Non a caso, il report, presentato lo scorso 11 settembre in Corea del Sud nel corso del World Conservation Congress, si intitola Priceless or Worthless?. L'assunto di base è che non esistono specie "senza valore" (e di conseguenza, non esistono specie con più valore di altre), poiché sono tutte ugualmente importanti per garantire la biodiversità.
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12 set 2012
Il nostro amato cugino Denisoviano
Homo di Denisova, chi era costui (o meglio, costei)?
Nel marzo del 2010, un team di scienziati del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, guidati Svante Pääbo, annunciò di aver identificato una nuova linea evolutiva ominide, dopo aver sequenziato il DNA mitocondriale (ereditato solo per via materna) di alcuni frammenti ossei ritrovato sui Monti Altai in Siberia. Si trattava, per l'esattezza, della falange di un dito mignolo e di due molari appartenuti a un giovane adulto - probabilmente una femmina, che venne poi chiamata "donna X" - che sarebbe morto circa 40'000 anni fa nei pressi delle grotte di Denisova.
Una scoperta che sollevò molti quesiti sulle origini della nostra specie, e che continua a sollevarne.
Nel marzo del 2010, un team di scienziati del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, guidati Svante Pääbo, annunciò di aver identificato una nuova linea evolutiva ominide, dopo aver sequenziato il DNA mitocondriale (ereditato solo per via materna) di alcuni frammenti ossei ritrovato sui Monti Altai in Siberia. Si trattava, per l'esattezza, della falange di un dito mignolo e di due molari appartenuti a un giovane adulto - probabilmente una femmina, che venne poi chiamata "donna X" - che sarebbe morto circa 40'000 anni fa nei pressi delle grotte di Denisova.
Una scoperta che sollevò molti quesiti sulle origini della nostra specie, e che continua a sollevarne.
Uno dei due fossili esistenti dell'Homo di Denisova (fonte: www.nationalgeographic.it) |
La recente decodifica completa del genoma di questo esemplare fa entrare, sulla già affollata scena dell'albero della vita della specie umana, un ulteriore protagonista. Il denisoviano si aggiungerebbe infatti al sapiens, al neanderthalensis e al floresiensis, come quarto gruppo umano ad aver abitato il pianeta Terra contemporaneamente agli altri tre.
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